Non so quanti siano oggi, in Italia, gli acquafortisti veri (Baudelaire direbbe "gli acquafortisti nati”). Non molti, pare: e potremmo contarli e ad uno ad uno nominarli, se non temessimo di escludere qualcuno che non conosciamo e che lavora con passione in silenzio. Ma anche lasciando margine a quelli che non conosciamo, non credo si arriverebbe a contarne più di dieci.
Ribadiamo: di acquafortisti veri. Bisognerebbe farne un piccolo censimento, comunque: una mostra che li raccolga tutti, sceverando il poco grano dal tanto loglio. Perché, in fatto di stampe, c'è da noi molta confusione; e l'alimentano le tecniche di riproduzione e la disonestà degli artisti e dei mercanti che se ne avvalgono. A chiamare le cose col loro nome: poiché non si può parlare di onestà, se un'acquaforte che non è acquaforte, una litografia che non è litografia (e non parliamo di quel che succede nel campo delle serigrafie), viene venduta, dal prezzo di qualche migliaio di lire che dovrebbe avere, a quello delle centinaia di migliaia. A parte l'altra, più sottile disonestà, di servirsi dell'acquaforte o della litografia senza alcuna necessità e autonomia, soltanto per moltiplicare un disegno (e a volte nemmeno bello).
Di Roberto Stelluti, fino a sei mesi fa, non sapevo nulla. È stato ad Agugliano, appunto alla galleria "L'incontro" che l'ho scoperto. Sfogliando le cartelle che c'erano intorno, mi colpì un "sottobosco" in acquaforte. Alquanto decorativo ma, con tutti i sacramenti, acquaforte: di acquafortista vero, di acquafortista nato. Ce n'era tutto un gruppo: più, per così dire, drammatiche del "sottobosco", più intense. Paesaggi, nature morte, d'après. E anche i d'après avevano una loro libertà e autonomia, erano una libera, autonoma, ricca traduzione in acquaforte dell'opera cui si ispiravano. Non proprio dei d'après, insomma.
Presi un paio di fogli, chiesi a Farroni chi fosse Stelluti. Mi disse che era un giovane incisore che viveva a Fabriano, che lavorava all'acquaforte facendo tutto da sé (il che pochi ormai fanno: acidi, inchiostri e torchi vogliono perizia e pazienza). Gli lasciai in galleria un biglietto di compiacimento, di augurio, Compiacimento ed augurio che gli rinnovo per questa sua mostra che vorrei vedere e che non vedrò. Ma spero di vederne altre, per come merita.
Racalmuto, 20 ottobre 1982
Leonardo Sciascia
Mostra personale di Roberto Stelluti
catalogo della personale alla Galleria d'Arte «L’Incontro»,
Agugliano (AN), 1982